Associazione TrentinoRame

La cultura del rame tra Presente e Passato

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Rami Trentini

Tra gli obiettivi delle aziende consociate la valorizzazione dei manufatti in rame tipici e peculiari del nostro territorio attraverso lo studio, il recupero e la riproposta dei modelli storici e caratteristici.
In particolare l’associazione ha provveduto alla raccolta, all’analisi e alla comparazione delle diverse proposte e interpretazioni artigianali di oggetti specifici dell’area trentina, definendo il modello più interessante per cura e costrutto artigianale, originalità, risultato, estetico e funzionalità.
Tra le aziende associate si è raccolta la disponibilità alla riproduzione fedele del manufatto scelto.

 

Bazina

Bazina - Bacina trentina: “Tortere” come le definisce Bartolomeo Scappi nella sua opera del 1570.
Forma tipica particolarmente diffusa in area trentina fino al secondo dopoguerra. Padella molto sobria, maneggevole, adatta ad ogni fonte di calore, duttile ad ogni tipo di cottura. Particolarmente legata negli scorci di vita quotidiana alla tradizione della “torta di patate”, così come alla “beca” e alla preparazione generale delle carni.
Il modello riproposto rispecchia il prototipo diffuso nell’alta media Valle di Sole a partire dalla seconda metà ottocento.
Forma classica rotonda, leggermente svasata, con bordo in ferro e anello. Il costale appare martellato con fascia decorata a “ pennone”, stagnata internamente. Corpo robusto, linee essenziali.

 

Gratuza

 

 

Gratuza - Gratugia: riproposta di modello in ferro e rame della forma classica diffusa particolarmente nell’Alta Anaunia della Valle di Non sul finire dell’ottocento.
Il rame viene battuto, sagomato, traforato a mano e borchiato su una struttura in ferro.
Forma robusta ed elegante. Caratteristica la maglia grossa dei fori principio dell’impasto grossolano della torta di patate.

 

 

 

 

 

Scaldalet

Scaldalet: forma risalente alla prima metà del settecento. Principale fonte di riscaldamento in camera da letto.
Lo scaldaletto in rame veniva riempito al suo interno delle braci e posto tra le lenzuola all’interno della “monega” – struttura in legno- che impediva il contatto diretto tra scaldaletto e lenzuola.
Riproposta la forma diffusa a Trento e dintorni a vaso strozzato con coperchio traforato, manicatura in ferro, manico in legno.

 

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